Cristo risorto con angeli

GIOVANNI BAGLIONE  (1566-1643)

Olio su tela, 1603

Inv. 940.  Dalla basilica palatina di Santa Barbara.

Giovanni Baglione, rivale e poi primo biografo di Caravaggio, è con quest’ultimo tra i protagonisti del barocco romano. Nel 1603 egli realizzò per la chiesa romana del Gesù una gigantesca (era alta quasi otto metri) pala d’altare raffigurante la Risurrezione, sostituita vent’anni dopo con altra di diverso autore, quando l’altare fu intitolato all’appena canonizzato San Francesco Saverio. I due dipinti con angeli sono le parti superstiti della pala di Baglione, che è possibile siano state portate a Mantova dallo stesso artista, il quale intratteneva frequenti rapporti con il duca Ferdinando Gonzaga da lui conosciuto quando questi era cardinale a Roma.

L’altare laterale della chiesa del Gesù a Roma oggi dedicato a San Francesco Saverio

Il Museo del Louvre ospita un monocromo, prestato a questo Museo nel 2008 e qui riprodotto in fotografia, che si ritiene un primo bozzetto della tela. Da esso si evince quel che già i due frammenti lasciano intuire: soggetto della grandiosa composizione era appunto la risurrezione di Gesù, raffigurato avvolto in un manto violaceo, mentre regge il tradizionale vessillo crociato. Nella parte inferiore doveva essere rappresentato il sepolcro con i soldati di guardia, mentre i due angeli in maggiore evidenza reggono rispettivamente un ramo di palma, simbolo del martirio (il Cristo è riconosciuto come il “re dei martiri”), e una corona d’ulivo, di più complessa simbologia. Nel mondo antico una corona d’ulivo (o di alloro) era offerta ai vincitori delle gare sportive e a chi celebrava il trionfo militare; in tal senso qui può celebrare la vittoria del Cristo sulla morte. In epoca cristiana l’ulivo è stato assunto come segno di pace: qui, la pace tra Dio e gli uomini, che il Cristo ha realizzato con il suo sacrificio redentore.

Il bozzetto monocromo dell’opera, conservato al Louvre
Baglione – Cristo risorto