San Sebastiano
BENEDETTO PAGNI (1503-1578)
Olio su tela, 1559
Inv. 33. Dalla chiesa parrocchiale di San Barnaba in Mantova.
L’immagine di San Sebastiano è tra le più ricorrenti nella storia dell’arte, sia perché riguarda un santo molto popolare (era invocato contro le malattie), sia perché, specie nel rinascimento, è stata il pretesto per raffigurare il perfetto corpo virile. Della sua complessa vicenda gli artisti hanno quasi sempre fissato il momento del martirio, quando i suoi stessi commilitoni l’hanno trafitto con le frecce; nessun altro l’ha raffigurato come in questa tela, che presenta il momento successivo, cioè il riconoscimento divino della sua fedeltà: un angioletto gli ha tolto le frecce e risanato le ferite, un altro taglia i legacci che lo tenevano avvinto alla colonna, e in premio del martirio affrontato riceve una corona di fiori.
La ricerca da parte dell’artista di un soggetto originale e perciò sorprendente manifesta lo spirito proprio del manierismo, di cui sono conferma alcuni particolari quali la mosca sul piede e l’inusuale apposizione della firma, che lascia perplessi per la sua vistosità e perché l’autore (Benedetto Pagni di Pescia, 1503-1578, già collaboratore di Giulio Romano), del quale si conoscono soltanto pitture, qui si qualifica architetto.

