Santa Tecla

GIROLAMO BEDOLI MAZZOLA  (1508 ? – c. 1570)

Olio su tela, 1552

Inv. 15. Dalla Cattedrale.

 

Navata centrale del Duomo di Mantova

 

Nel 1545 il cardinale Ercole Gonzaga, vescovo di Mantova, incaricò Giulio Romano di ricostruire l’interno della Cattedrale, nella quale erano previsti dieci altari laterali, per le cui pale il cardinale richiese l’opera di celebri pittori parmensi, cremonesi e veronesi. La serie, coordinata dall’architetto Giovan Battista Bertani, prevedeva la raffigurazione di santi laici dei primi secoli, da proporre come esempi ai fedeli, anche per contrastare alcune recenti posizioni luterane.

Secondo la tradizione, Tecla di Iconio (l’attuale città turca di Konya) fu convertita alla fede cristiana dall’apostolo Paolo, col quale poi collaborò nella diffusione del vangelo prima di morire martire. Nel dipinto, “la santa indossa una veste dai riflessi argentei (che ben si accorda col significato etimologico del suo nome: Tecla in greco significherebbe ‘gloria di Dio’, ma nel germanico antico ‘lucente’), solo parzialmente coperta da un manto azzurro assicurato da preziosi fermagli. La figura elegantissima sembra contraddire l’immagine che si ricava dagli Acta Pauli et Theclae, testo apocrifo del II secolo (…) in cui è scritto che Tecla si vestì da uomo per poter seguire San Paolo” (R. Berzaghi). E’ probabile che l’acconciatura della martire, presentata insolitamente con i capelli corti, voglia richiamare l’episodio. La figura sullo sfondo rappresenta l’apostolo delle genti, mentre il leone e la leonessa addormentati alludono a un primo martirio da cui la santa fu preservata.

Una delle altre tele commissionate da Ercole Gonzaga: Sant’Agata dipinta da Ippolito Costa, conservata in Duomo.
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