Lanfranco
Fantastica libertà
dal 25 febbraio al 25 aprile 2017
Sala delle Colonne
Lanfranco Frigeri, in arte Lanfranco, nato a Quingentole nel 1920, tra gli artisti mantovani più recenti è forse il più rappresentativo; ben noto in Italia e all’estero, è tra gli esponenti più qualificati di un’arte figurativa che molti critici definiscono surrealista. Il Maestro tuttavia non si riconosce in questa classificazione: una nuova mostra di sue opere può concorrere a meglio comprendere il suo linguaggio, con le relative radici e la singolarità dei suoi esiti. Allo scopo, il Museo diocesano Francesco Gonzaga, destinatario da tempo di una cospicua collezione di suoi dipinti e sculture, intende riproporla insieme con altre opere che il recente terremoto ha costretto a spostare dalla loro sede: sono i dipinti eseguiti per le chiese parrocchiali di San Giacomo delle Segnate e Quistello. Ad essi si aggiungono opere più recenti, eseguite per la chiesa cittadina di San Filippo Neri, a tale nucleo si affianceranno in mostra altre opere provenienti da collezionisti privati tra le quali disegni e sculture utili a seguire il lungo percorso tracciato dall’artista.
Conversare con Lanfranco, classe 1920, è straordinariamente piacevole e illuminante. Quando siamo andati a presentargli il progetto di questa mostra, che raccoglie le opere da lui donate al Museo insieme con quelle temporaneamente tolte dalle chiese mantovane terremotate e altre gentilmente prestate per l’occasione, con l’amabile cortesia che gli è propria egli ci ha donato un flusso di ricordi inarrestabile, in cui hanno trovato posto i suoi rapporti con pressoché tutti i più noti artisti del Novecento e i criteri da lui adottati nel suo lungo e fecondo operare.
Su un criterio egli è più volte tornato: quello della libera adesione ai suoi moti ispiratori, rifuggendo da mode e correnti e interessi di parte con la possibilità di facili guadagni. Egli si è detto certo che, a differenza di altri artisti, i suoi dipinti e le sue sculture dureranno nel tempo proprio perché nati liberi, seguendo unicamente i dettami della sua creatività. Rifuggendo dagli accostamenti, spesso proposti, con Dalì e altri surrealisti, Lanfranco ha dichiarato la sua costante attenzione alle nitide forme dell’arte classica, greco-romana e rinascimentale, come base per dare espressione al suo mondo interiore, che egli chiama fantasia ed è la passione con cui scruta e interpreta il mondo interiore dei suoi personaggi.
Libertà, dunque, e fantasia: di qui il titolo di questa mostra che vuole rendere omaggio a un Maestro tra i maggiori che l’arte mantovana abbia conosciuto.Roberto Brunelli