Il baculo, o bastone, pastorale (detto semplicemente pastorale) era in origine il bastone usato dai pastori, con l’estremità superiore ricurva per facilitare la guida del gregge anche, all’occorrenza, agganciando le pecore all’altezza del collo. Forse pensando a Gesù, autodefinitosi “il buon pastore”, ben presto i vescovi adottarono il pastorale come simbolo della loro responsabilità di guide del popolo di Dio, cioè della Chiesa. Con la fondazione dei monasteri benedettini il pastorale divenne prerogativa anche degli abati, benedettini e non. Il pastorale eclesiastico è spesso opera di squisita oreficeria, come i due qui accostati.
Pastorale degli abati di Santa Barbara
Argento; c. 1575
Dalla basilica di Santa Barbara. Inv. 825
Tra le provvidenze volute dal duca Guglielmo Gonzaga per rendere unica la sua basilica palatina si annovera anche questo baculo pastorale, che simula un tronco (le incisioni imitano le venature del legno) da cui sono stati recisi i rami minori; lo conclude un grande fiore.
Pastorale del Venerabile
Argento in parte dorato; 1613
Dalla Cattedrale. Inv. 205
Il bastone si orna di incisioni raffiguranti vegetali, mentre il riccio è costituito da una foglia di acanto reggente alle due estremità teste di cherubini. Tra il bastone e il riccio, il nodo è decorato di quattro medaglioni raffiguranti lo stemma dei Gonzaga, gli apostoli Pietro e Paolo, e San Francesco; li sovrasta la scritta del committente (e primo fruitore) dell’opera, che in latino recita: “Fatto fare da frate Francesco Gonzaga vescovo di Mantova; anno 1613”. Il vescovo Francesco, già Ministro generale dell’Ordine francescano, è il Venerabile, titolare del Museo.