Il segno di pace tra il celebrante e i fedeli, che durante la celebrazione della Messa precede la Comunione e oggi si dà con una stretta di mano, nei primi secoli cristiani era costituito da un bacio. Dal XIII secolo al XVI e oltre, esso fu sostituito dal bacio di una tavoletta recante un’immagine sacra, denominata osculum pacis o tabella pacis: da qui il nome corrente di Pace. Di tali tabelle restano esemplari preziosi, veri capolavori dell’arte orafa, come le due qui esposte.
Argento in parte dorato, madreperla, smalti, avori e cammei; 1513
Dalla Cattedrale. Inv.197
La scena centrale, raffigurante il Cristo morto sorretto da Maria, Giovanni e un angioletto, opera di un misterioso artista che si firmava “Moderno”, è al centro di una ricca composizione architettonica di madreperla variamente ornata, cammei all’antica e smalti con tocchi d’oro, elaborata in forme assai prossime alla parte centrale della facciata di Sant’Andrea, la basilica mantovana progettata da Leon Battista Alberti.
GIOVANNI BATTISTA SCULTORI
Oro e argento dorato, perle, gemme, smalti; 1562
Dalla basilica di Santa Barbara. Inv. 200
Il rilievo con la scena della deposizione di Gesù dalla croce è collocato in una raffinatissima cornice architettonica, adorna di diamanti, altre gemme e perle, queste ultime tra tocchi di smalto bianco. L’opera si deve a uno scultore, orafo e incisore noto anche come Giovanbattista Mantovano, formatosi alla scuola di Giulio Romano e di Benvenuto Cellini, e padre di Diana e Adamo Scultori, anch’essi incisori. L’artista eseguì quest’opera su commissione del nobile mantovano Ippolito Capilupi, il quale poi non la ritirò, giudicandola troppo costosa; fu allora acquistata dal duca Guglielmo Gonzaga per la sua basilica palatina.