Marmo, sec. XVII-XVIII
Inv. 945. Dall’antico cimitero ebraico di Mantova
Il cimitero ebraico esistente nella zona del Gradaro, chiuso da tempo, conteneva numerosi cippi e lapidi memoriali che sono andati dispersi; non è noto come questi siano pervenuti al Museo, dove trovano collocazione qui, per ricordare l’età comunale succedutasi al dominio dei Canossa, durante la quale è cominciato l’insediamento di comunità ebraiche nel territorio mantovano.
I due cippi sono posteriori; quello di sinistra, settecentesco, riguarda Abramo Norsa, eminente personalità della comunità cittadina; quello di destra riguarda il celebre cabbalista e poeta, uno dei maggiori della letteratura ebraica post-biblica, Mosè Zacuto, nato ad Amsterdam intorno al 1625, rabbino capo di Mantova dal 1673 fino alla morte avvenuta nel 1697.
L’epitaffio di quest’ultimo recita.
Oh passanti, fermatevi, non andate oltre. Volgete l’animo al sepolcro di un uomo, un uomo che si distingue dagli altri, la cui fama è ancora viva. Di un uomo che ha venduto grano ed in dispute astruse o chiare, tutti quelli che lo ascoltavano, si stupivano ed erano saziati. Perciò le sue labbra parlano anche nel sepolcro. Stette saldo come Mosé nel tempo della difficoltà, a nostro favore, i suoi meriti resteranno saldi in cielo. (Wolf, Bibliotecha Hebraea, vol. IV, Amburgo 1733).[:en] 945-cippi – Sezione QR Vai ai contenuti
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945-cippi
Marmi
Due cippi funerari ebraici
Marmo, sec. XVII-XVIII
Inv. 945. Dall’antico cimitero ebraico di Mantova
Il cimitero ebraico esistente nella zona del Gradaro, chiuso da tempo, conteneva numerosi cippi e lapidi memoriali che sono andati dispersi; non è noto come questi siano pervenuti al Museo, dove trovano collocazione qui, per ricordare l’età comunale succedutasi al dominio dei Canossa, durante la quale è cominciato l’insediamento di comunità ebraiche nel territorio mantovano.
I due cippi sono posteriori; quello di sinistra, settecentesco, riguarda Abramo Norsa, eminente personalità della comunità cittadina; quello di destra riguarda il celebre cabbalista e poeta, uno dei maggiori della letteratura ebraica post-biblica, Mosè Zacuto, nato ad Amsterdam intorno al 1625, rabbino capo di Mantova dal 1673 fino alla morte avvenuta nel 1697.
L’epitaffio di quest’ultimo recita.
Oh passanti, fermatevi, non andate oltre. Volgete l’animo al sepolcro di un uomo, un uomo che si distingue dagli altri, la cui fama è ancora viva. Di un uomo che ha venduto grano ed in dispute astruse o chiare, tutti quelli che lo ascoltavano, si stupivano ed erano saziati. Perciò le sue labbra parlano anche nel sepolcro. Stette saldo come Mosé nel tempo della difficoltà, a nostro favore, i suoi meriti resteranno saldi in cielo. (Wolf, Bibliotecha Hebraea, vol. IV, Amburgo 1733)
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