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Pluteo longobardo
Marmi-Pluteo longobardo

Sec. VIII
Inv. 247
Dalla chiesa parrocchiale di Mosio

Con la fine dell’Impero romano, anche il territorio mantovano fu soggetto a dominazioni straniere. Di esse restano scarsissime testimonianze, tra le quali spicca questo bassorilievo che lo stile suggerisce di età longobarda. E’ possibile fosse un pluteo, cioè una lastra che con altre separava entro la chiesa il presbiterio dall’aula; in tal caso le figure dovevano assumere un valore simbolico di carattere religioso. Quanto a quelle della fascia inferiore, era già nella tradizione bizantina raffigurare colombe che si abbeverano a una coppa, simbolo dell’anima che si disseta della Grazia divina. Più arduo è interpretare i cavalli, qui presentati con i finimenti, cioè sottomessi all’uomo: forse per alludere alla forza della natura istintiva, domata alla luce della fede.

Mosio, chiesa parrocchiale, 1584.

La lastra proviene dall’attuale chiesa di Mosio, ed è l’unico resto della precedente,  altomedievale, che dipendeva dall’abbazia di San Tommaso (fondata nella vicina Acquanegra pare nell’VIII secolo e assurta a grande rilevanza nei secoli XI e XII). Nella chiesa scomparsa i Comuni padani firmarono nel 1226 la seconda Lega Lombarda contro l’imperatore Federico II.

Spesa oggetto del contributo nell'ambito del bando PNRR, Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, Componente 3 – Cultura 4.0 (M1C3), Misura 1 “Patrimonio culturale per la prossima generazione”, Investimento 1.2: “Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi per consentire un più ampio accesso e partecipazione alla cultura” finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU“ – CUP: C64H22001410004.